25 mag 2010

Caffè, fliera corta, energia, risparmio, memoria e le 'ragioni' dell'acquisto.

Il caffè! Passo davanti a una torrefazione da anni, eppure non mi sono mai fermato a comprare il caffè nel negozio.  Il caffè è oggi un bene da supermercato, forse perchè esotico o forse chissà perchè.
In verità la mia infanzia non è costellata da supermercati.  Si, certo, sono nato prima di internet e dei telefoni cellulari, oramai è passato quasi mezzo secolo, e per il ventenne che ero oggi sono un 'vecchio', o matusa o come si dice oggi, dato che i termini devono sempre cambiare per poter dire la stessa cosa.
E non pesate che sto 'criticando' il cambio dei termini.  Quando gli adolescenti smetteranno di usare termini incomprensibili o comunque nuovi sarà il momento di iniziare a preoccuparci: se gli adolescenti sono uguali agli adulti i casi sono due: o gli adulti non hanno mai superato l'adolescenza, o il mondo si è fermato e fatemi scendere....
Ma ritorniamo al caffè. Mentre pensavo alla mia infanzia e poi adolescenza, mi sono venute in mente altre due torrefazioni davanti alle quali passavo con regolarità. E' il profumo che segnalava il punto sulla mappa, il clic della georeferenziazione. Una prima del ponte di Monte S.Quirico, e l'altra alla fine di Borgo Giannotti, dove c'erano le poste, Bei & Nannini. Tra l'altro uno dei primi lavori da contabile di mio padre era stato proprio li alla Bei 6 nannini. Quella di borgo Giannotti non c'è più sicuramente ( o forse si? interessante, basterebbe un clic ma sto lavorando sulla memoria, per cui resta in sospeso), e forse quella prima del ponte si è spostata ed è quella in cui sono andato oggi.
Bello... l'antropologia di casa mia, la memoria e la storia orale che sto cercando di salvare in varie parti del mondo in questo momento è anche la mia.  Storia orale esiste solo in quanto raccontata, bene effimero e inesistente prima dell'evento, A cosa serve? Mi sono posto la domanda molte volte.  A me piace ricordare. E a noi che ce ne frega? direte voi che leggete. A molti niente, quindi passate ad altra pagina!

Ritorniamo al caffè. Oggi ho deciso di fermarmi.  In verità lo avevo fatto anche qualche anno fa, ma poi non ho ripetuto. Il caffè alla torrefazione cosata 12 - 14 euro al Kg, mentre il Kimbo che usiamo molto meno (credo attorno ai 7 - 7,50, offerte ecluse) per cui, visto che siamo entrambi impegnati nel settore culturale e poveri, non possiamo permettercelo. Ma è questa la ragione per cui avevo lasciato perdere.
Ma quali sono le motivazioni dell'acquisto? Compriamo il caffè Kimbo perchè è il più buono e perchè costa poco oppure ci sono altre motivazioni?
Kombo è il caffè dell'infanzia di mia moglie. Lei è di Napoli, e quindi è una parte di lei acquistare un rpodotto che viene dalal sua città.  Il gusto si forma dall'infanzia, quindi l'abitudine e l'apprendimento hanno un importanza forte, ma anche il legame con la propria terra lontana. 
Allora non è il prezzo, ma molto altro.
Per me che significa comprare il caffè Giurlani macinato davanti a me nel negozio a poca distanza da casa mia è filiera corta, è essere collegato con il territorio. E' energia, unità di misura che può veramente fare la differenza. Quanta energia ci vuole perchè la confezione del caffè Kimbo arrivi a casa mia e quanta per il caffè Giurlani?.  La differenza in questo caso credo che sia minima, il caffè viene in ogni caso da molto lontano.
Poi ci sono icosti: la differenza è di 4,50 € al kg, per la miscela da prezzo medio. 

tiriamo le fila:
Che le emozioni nelle nostre scelte 'razionali' siano il fattore fondamentale è indubbio. Quindi partiamo da queste.
Dato che siamo emozione e ragione, abbiamo due emisferi per questo (crf. , con Jill Bolte Taylor's stroke of insight, sottotitoli in Italiano), al di la di riflessioni su nirvana o modi migliori, dobbiamo dare spazio ad entrambi gli emisferi. Il denaro è una unità di misura, non qualcosa che ha un valore in se. E come unità di misura si basa su 'valori' colettivi, ma non certo oggettivi. 5 € non sono la stessa cosa per tutti, come un qualunque testo non ha lo stess osignificato per ogni persona. Ci sono almeno 3 elementi che contribuiscono al significato: testo (i 5 €) contesto (ciò che è condiviso collettivamente, che ha un significato condiviso) e circostanza: il nostro portato personale, emotivo e materiale, la nostra individualità. Il 'valore' dei 5 € cambiano, se abbiamo appena riscosso, se guadagnamo 2.000 euro al mese o 500, se in quel momento abbiamo molta voglia di quello che scambiamo con i 5 euro. 
L'energia incorporata in un oggetto, bene o servizio è invece una unità che possiamo determianare con una certa precisione, anche se non è detto che possa essere fatto con facilità. Per energia incorporata intendo tutta l'energia necessaria per produrre o generare, trasportare e acquisire quell'oggetto.  include l'energia necessaria per costruire i macchinari necessari, la conservazione ecc. ecc. 
Possiamo avere pochissima energia incorporata per la produzione (fagioli coltivati nel campo dietro casa utilizzando la compost, vanga e pala) ma poi caricare 100 kg di questi fagioli su di un furgone e portarli da Arezzo a Milano per venderli.... ma vicino a Milano i fagioli non crescono? E' il paradosso dell'acqua: a Mossa ho trovato l'acqua dell Fonte Azzurrina prodotta nel Parco delle Alpi Apuane, mentre qua ci beviamo la Levissima che viene dalla Valtellina! (lasciamo perdere al momento il discorso sulle acque minerali, vedi RAI3, Report: L'Acqua alla Gola e L'Acqua Minerale in Italia).

Conclusione: il punto non è se continuiamo a comprare il Kimbo o il caffè Giurlani, le motivazioni stanno nella storia personale e in quello che crediamo, ma nelle mille altre scelte economiche e politiche, nella perversione del sistema economico che osservando il solo indicatore 'denaro' trascura effetti collaterali immensi (nel caso dell'acqua inquinamento da trasporto,  bottiglie da riciclare ecc. ecc.). se accanto al prezzo al Kg, mettessimo i Kw necessari, avremmo un'altra unità di misura che va oltre l'ideologia a volte dannosa di un ecologismo cieco.

21 mag 2010

Da Hegel all'apocalisse passando per wikipedia: le magie dell'ipertesto

Da molto tempo mi ripropongo di capire Hegel. E' strano che un laureato in Filosofia possa non conoscere ,almeno a grandi linee, il pensiero di Hegel. Ma quando stavo preparando l'esame di filosofia contemporanea (che comunque tanto contemporanea non era, ma affrontava le problematiche di fondazione partendo da Descartes sino a Husserl) Hegel proporio non lo capivo.  Bé diciamolo chiaro, nel 1995 quando a  29 anni inizai a studiare Filosofia indirizzo Etnoantropologico, la filosofia era una pratica da autodidatta: tante riflessioni da bar e un gran casino nella testa.  La filosofia come scienza del porre domande e cercare risposte mi era completamente sconosciuta, come sconosciuto era il su linguaggio, così simile a quello quotidiano ma così differente nei significati. Ho passato il primo anno con la Gazantina di Filosofia a destra e il vocabolario a sinistra.  Nel mezzo questi testi da decifrare a parola per parola come fossero antichi codici di linguaggio sconosciuto e, come Indiana Jones, sempre in pericolo di cadere in una trappola del: 'ma io pensavo che volesse dire'...  

Ritorniamo a Hegel:  alla fine in una discussione qualche giorno fa viene fuori Hegel e quindi decido che forse è l'ora di capire cosa abbia da dire. Credo che comprendere un filosofo sia legato agli stadi di trasformazione dell'individuo.  Quando qualcosa non entra significa che ancora la struttura emotivo.mentale non è pronta. Non vorrei entrare nella discussione degli stati evolutivi e quindi se uno comprende Kant ma non Husserl allora è a uno stadio inferiore: non preoccupiamoci della scal, e vediamo le varie riflessioni come una cassetta degli attrezzi a cui attingere per affrontare la propria.  

Parto da Filosofi e Filosofie nella Storia , Vol. 3, Abbagnano Fornero, il classico testo liceale di filosofia dei "miei  tempi". Intuisco alcune cose, e paso a Wikipedia, Pensiero di Hegel giusto per dare un'occhiata.  Mi colpisce il grafico (mi piacciono gli schemi a blocchi, dopo tutto sino a 256anni! di professione ho fatto il tecnico elettronico) e mi piace l'ipertesto (suona un po antiquato vero? ma quando sono nato io non esisteva internet e quando discutevamo dell'ipertesto eravamo ai primordi della diffusione di massa)  dove clicco sulla parola e si apre un nuovo universo, come quello che ricostruivo faticosamente nel 1995 tra testo, garzantina e vocabolario. Religione Rivelata,e parte il trip !
"Quanto al modo, tradizionalmente la rivelazione può essere fatta da Dio usando qualsiasi mezzo o modo, tra cui:
viaggio in cielo o negli inferi del veggente, tipico dei testi chiamati "apocalisse" (traslitterazione del termine greco indicante appunto rivelazione,
Alla settima riga mi imbatto in apocalisse, ma cosa vuol dire? Nella testa associo il suono apocalisse a fine del mondo. In termini più precisi nella mia rete semantica, il termine apocalisse attiva reti di significati legati a scenari appunto 'apocalittici': scheletri a cavallo, lava, asteroidi enormi, malattie ecc. ecc. Fantascienza classica, La strada di Mc Carthy... ma con mia grande sorpresa apocalisse significa 
"un gettar via ciò che copre, un togliere il velo, letteralmente scoperta o rivelazione. "
La parola apocalisse deriva dal greco ἀποκάλυψις (apokalypsis), composto di apó ("separazione", usato come prefissoide anche in apostrofo, apogeo, apostasia) e kalýptein ("nascosto", come in Calipso)
Mizzega.... si, se ci penso un attimo arrivo a comprendere che la 'fine del mondo' possa essere una 'apocalisse', ma quando penso a 'togliere il velo', 'scoperta' e 'rivelazione' prima di arrivare a un pensiero negativo tipo 'morte' devo fare un bel po di strada.  Le prime immagini che mi vengono se penso alle tre parole sopra, sono entusiasmo, eccitazione, meraviglia, stupore... poi si può passare dai significati sessuali... e pooooi alla fine, dopo una montagna di piacere... si, è vero,  'togliere il velo' può essere anche la fine, distruzione del presente, della propria realtà, dolore e distruzione, e si, anche la morte ma quella dei tarocchi. 

Ma dove siamo? CI siamo persi? No, è un percorso di concetti che associati e messi in fila diventano un pensiero, come le perline di una collana, che sparsi sul tavolo sono un insieme informe, ma quando prendiamo l'ago della scrittura, le infiliamo nella sequenza e creiamo una collana. Se non ci piace possiamo sempre infilarla in un altro modo.

Ed Hegel? Dove si è perso? Mi sono fatto un bel giro trasversale. Non so se riuscirò a capire Hegel, ma ho capito che l'apocalisse, per il significato originale in greco e per me non vuol dire qualcosa di negativo, ma un figata, na botta de adrenalina che ti squassa, l'andare oltre, il comprendere.
e forse è questa la fine del mondo che ci aspetta: smettere di farsi fregare da qualcuno che ha tutto l'interesse di seminare paura e finalmente attraversare la strada (guardando prima a destra e poi a sinistra sinistra - alla rovescia se siete in Inghilterra o in altro paese dove si guida a sinistra) e andare a vedere che cavolo c'è nel campo di fronte a casa! 

E Hegel? Cavolo il pensiero catena è questo, parti per la tangente e ti trovi in un altro posto.