22 feb 2013

Cooperazione: i reali beneficiari degli interventi tra teoria e prassi

L'articolo "Le mille incognite del Microcredito" di Alberto Sciortino propone una riflessione interessante e approfondita sui lati meno pubblicizzati del microcredito, vi consiglio di leggerlo.

Mi ha ricordato la mia prima crisi con i sistemi delle ONG: anni fa lavoravo in Bolivia con un progetto di formazione diretto ai giovani e alle giovani di quartieri marginali fuoriusciti dal sistema di educazione. Il primo anno fu fatto uno stupendo lavoro di selezione attraverso visite alle famiglie, interviste approfondite e analisi dei singoli casi anche con l’affiancamento di alcuni ragazzi che avevano collaborato in precedenza con l’organizzazione e provenivano da quartieri marginali. Risultato: gli allievi erano realmente persone che non avrebbero avuto altra possibilità di acquisire qualificazione, che provenivano realmente dalle famiglie più povere. Il programma pagava il viaggio con mezzi pubblici per raggiungere la sede e forniva almeno una colazione o una merenda cosa che per molti era un lusso.

Si presentava però un piccolo problema: la maggior parte dei partecipanti praticamente non era 'scolarizzato' ossia non aveva acquisito  quelle abitudini necessarie a un sistema educativo frontale inteso in senso 'moderno': stare fermi i classe e non fare rumore, frequentare con regolarità, studiare/fare i compiti,  esere puliti, arrivare in orario, uscire all'orario stabilito, riuscire a comprendere un certo linguaggio ecc.
Tra i partecipanti c'erano ragazzi di strada, prostitute minorenni, giovani adolescenti madri ecc. Ossia quelle tipologie che idealmente sono l'obiettivo dei progetti, per le quali realmente potrebbe essere una vera opportunità di cambio.

Fù un periodo sempre all'insegna dell'emergenza, dai problemi sanitari a quelli 'disciplinari' un viavai costante. Per me quel caos colorato e variopinto fu la prima esperienza di 'partecipazione' che mobilità energie inaspettate in molte persone. Lo ricordo come un periodo estremamente formativo e di esperienze intense.  Non ricordo perchè, ma un pomeriggio mi trovai a realizzare un incontro sulla contraccezione in una classe di giovani donne. Avevo 27 anni e poca esperienza. Le ragazze, coalizzate contro lo straniero, riuscirono a distruggere buona parte della mia presunzione, e solo con molta autoironia riuscii a portare a termine con molta fatica, l'incontro sommerso dalle allusioni e continue pesanti prese in giro.
Gli insegnanti fecero molta fatica a completare l'anno con risultati non del tutto brillanti, dato che vari partecipanti abbandonarono i corsi e l’apprendimento era considerato ‘mediocre’, soprattutto da alcuni insegnanti molto 'professionisti'.

L’anno dopo fu introdotto un test di ingresso, sul tipo del QI, e la selezione fatta più su 'parametri' e meno su visite alle famiglie. Risultato della selezione: l’anno di formazione andò benissimo, classi disciplinate e profumate, non ci furono furti, frequenza elevata, risultati finali ottimi. Un successo dal punto di vista del processo di formazione. La provenienza degli allievi era sempre da quartieri disagiati e da famiglie non abbienti, ma la maggior parte dei partecipanti ammessi stavano frequentando scuole superiori e in alcuni  casi addirittura erano iscritti all'università e sospesero la loro iscrizione per frequentare i corsi.